venerdì 23 ottobre 2009

Riforme e Controriforme: Giustizia


Il Pdl apre il cantiere giustizia


Data Pubblicazione 21/10/2009 



Articolo tratto da: Il Sole 24 Ore 





Riforme. Si intensifica il pressing di Berlusconi, forse già oggi il prima incontro tra Ghedini e Bongiorno                                                                         
Mancino auspica larghe intese - Dal Csm pratica a tutela di Mesiano                
La decisione sul Lodo Alfa- no aveva scatenato la tempesta nel centrodestra; la motivazione della sentenza, invece, è accolta con poche parole, come quelle di Gaetano Quaglierello, vicecapogruppo Pdl al Senato: «Le motivazioni della i Corte non modificano il severo giudizio espresso il giorno della decisione. Anzi, se possibile, lo rafforzano». Ormai, nei piani alti di Governo e maggioranza si parla solo delle riforme da presentare. Il pressing in questo senso di Silvio Berlusconi sugli alleati è molto forte. A cominciare dalla giustizia, su cui aleggia lo spettro di uno sciopero dei magistrati: processo penale, separazione delle carriere, diversa composizione del Csm e della Consulta, prescrizione, obbligatorietà dell’azione penale. «Le riforme non vanno minacciate ma pensate e discusse», avverte il vicepresidente del Csm Nicola Mancino in un’intervista a Famiglia cristiana, auspicando «larghe intese», solo in mancanza delle quali si applica «il principio di maggioranza». Il numero due del Csm è favorevole a una «netta distinzione» tra giudici e Pm, ma non allo sdoppiamento del Consiglio, «uno sotto la presidenza del Capo dello Stato e, anche se lo si nega, l’altro sotto il dominio dell’Esecutivo». E proprio a palazzo dei Marescialli, ieri, è stata votata all’unanimità, in commissione, la pratica a tutela del giudice Raimondo Mesiano, che ha condannato la Fininvest a 750 milioni di euro in favore della Cir e che per quella sentenza è stato accusato dal premier Silvio Berlusconi («è un’enormità giuridica») e dai capigruppo Pdl («disegno eversivo»). Nel fascicolo del Csm sono finiti anche il video mandato in onda da Canale 5,in cui Mesiano è «spiato» in una giornata qualunque e, a più riprese, è definito stravagante» dal conduttore della trasmissione, nonché gli articoli «denigratori» pubblicati dal Giornale contro il magistrato. La pratica non è solo a tutela di Mesiano, ma soprattutto «della credibilità della giustizia civile», si fa notare al Csm, dove a sollecitarne l’apertura è stato Pino Berruti di Unicost insieme ai togati di tutte le correnti e ai due laici di centrosinistra Vacca e Volpi. Contrari i laici Pdl, che si accingono a dare battaglia. Il caso dovrebbe andare in plenum già oggi, con procedura d’urgenza, non appena il presidente della Repubblica avrà dato il suo via libera. Gianfranco Anedda, laico Pdl, è convinto che Napolitano si opporrà in quanto la pratica Mesiano «è contraria al nuovo regolamento che il Csm si è dato su invito del Capo dello Stato», poiché «non è a difesa dell’istituzione, ma di un singolo». Non la pensa così l’Anm, che nei giorni scorsi ha scritto a Napolitano proprio per segnalargli il crescendo di tensione verificatosi dopo le sentenze su Lodo Alfano e su Lodo Mondadori: «decisioni non condivise dalla politica», ha ribadito il segretario Giuseppe Cascini, e che perciò hanno determinato «violente aggressioni» verso i magistrati e la Consulta, aggiungendo a ciò la «minaccia» di «riforme punitive». Cioè quelle in cantiere nella maggioranza. In settimana, forse già oggi, Niccolò Ghedini e Giulia Bongiorno — “delegati” da Berlusconi e Fini - faranno il punto della situazione sulle priorità da dare alle riforme, sia ordinarie che costituzionali. Tra le prime, ci sono quelle già in Parlamento — intercettazioni e processo penale — mentre le seconde sono ancora da presentare. Ieri anche il finiano Italo Bocchino, numero due del Pdl alla Camera, ha ribadito che i cardini» della riforma sono la separazione delle carriere, la modifica del Csm e una riflessione sull’obbligatorietà dell’azione penale e ha confermato l’intenzione di far procedere la giustizia parallelamente — non più in coda — alle altre. «L’improvvisa furia riformatrice del Governo dopo mesi di immobilismo e, guarda caso, dopo la sentenza sul Lodo Alfano ci insospettisce», commenta Michele Vietti dell’Udc. Che mette le mani avanti: «Se saranno riforme utili ai cittadini-utenti daremo il nostro contributo, se serviranno solo al premier no». D.St.                                                                                                                  


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