Il caso e la soluzioneI proprietari di un
complesso condominiale, sottoposto ad altro immobile nell’ambito di una zona
collinare e, quindi, ubicato in declivio, convenivano in giudizio – con azione
nunciatoria – la titolare della proprietà soprastante per l’ottenimento della
sua condanna all’esecuzione delle opere idonee ad impedire i movimenti franosi
verso il basso ed al risarcimento dei danni ad essi ricollegabili.
All’esito
del giudizio di merito (anticipato da una tutela in via urgente), la domanda
veniva accolta in primo grado con sentenza poi confermata a conclusione del
giudizio di appello.
L’ente soccombente proponeva ricorso per cassazione,
che, tuttavia, veniva rigettato, sulla scorta dell’adeguatezza della motivazione
e della conformità a diritto della sentenza impugnata.
Impatti
pratico-operativi
La sentenza selezionata è degna di rilievo perché
affronta la tematica della responsabilità da custodia con riferimento ai danni
conseguenti a smottamenti nei rapporti tra immobili costruiti in una zona
pendente.
In via generale occorre ricordare che la responsabilità per i danni
cagionati da una cosa in custodia ex art. 2051 c.c. si fonda non su un
comportamento od un'attività del custode, ma su una relazione intercorrente tra
questi e la cosa dannosa e, poiché il limite della responsabilità risiede
nell'intervento di un fattore, il caso fortuito, che attiene non ad un
comportamento del responsabile ma alle modalità di causazione del danno, si deve
ritenere che, in tema di ripartizione dell'onere della prova, all'attore compete
provare l'esistenza del rapporto eziologico tra la cosa e l'evento lesivo,
mentre il convenuto, per liberarsi, dovrà provare l'esistenza di un fattore,
estraneo alla sua sfera soggettiva, idoneo ad interrompere quel nesso causale e,
cioè, un fattore esterno (che può essere anche il fatto di un terzo o dello
stesso danneggiato) che presenti i caratteri del fortuito e, quindi,
dell'imprevedibilità e dell'eccezionalità.
Nella sentenza in commento si è,
altresì, sottolineato che l'attività di vigilanza e di prevenzione di eventi
dannosi costituisce il contenuto di un vero e proprio obbligo che il citato art.
2051 c.c. pone a carico di chi ha la disponibilità di una cosa ed a favore dei
consociati, anche con particolare riferimento ai proprietari di immobili
sottostanti ubicati in una zona in declivio, salvo la prova del caso
fortuito.
Pertanto, nella fattispecie concretamente esaminata, essendo
rimasta esclusa tale prova, è stata confermata la sentenza di appello con la
quale era stata adeguatamente accertata la totale assenza di attività
manutentive da parte dell’ente proprietario dell’immobile soprastante, senza
che, oltretutto, potesse riconoscersi alcun concorso causale alla circostanza
che l’immobile degli attori fosse stato realizzato in parziale difformità
rispetto al progetto originariamente approvato, poiché la relativa porzione –
asseritamente illegittima – era risultata insistente su una fascia di terreno
che non aveva subìto dissesti per effetto della realizzazione dell’inerente
costruzione.
Aldo Carrato
Tratto da Il Quotidiano
Giuridico Wolters Kluwer