martedì 30 giugno 2009

Riscatto immobili abitativi: "valore normale" senza riduzione


Immobili abitativi in leasing, il riscatto avviene al "valore normale": Risoluzione delle Entrate

Con Risoluzione 22 giugno 2009, n. 163, l'Agenzia delle Entrate si è espressa in merito alle operazioni di riscatto di immobili di tipo abitativo in leasing.
In particolare, l'Agenzia ha richiamato la Circolare n. 12/2007 riferita agli immobili strumentali precisando che ai fini dell'applicazione delle imposte di registro, ipotecaria e catastale, anche la base imponibile degli immobili abitativi da riscattare al termine del contratto di leasing è pari al c.d. "valore normale", costituito dal prezzo di riscatto del bene, aumentato dei canoni di leasing depurati della componente finanziaria.
Le riduzioni delle imposte ipocatastali e lo scomputo dell'imposta di registro, diversamente, ai sensi dell'articolo 35, D.L. n. 223/2006 sono agevolazioni riferite esclusivamente ai fabbricati strumentali.

Fonte: www.seac.it
Articolo pubblicato in data 27.6.2009

Riscatto immobili abitativi: "valore normale" senza riduzione


Immobili abitativi in leasing, il riscatto avviene al "valore normale": Risoluzione delle Entrate

Con Risoluzione 22 giugno 2009, n. 163, l'Agenzia delle Entrate si è espressa in merito alle operazioni di riscatto di immobili di tipo abitativo in leasing.
In particolare, l'Agenzia ha richiamato la Circolare n. 12/2007 riferita agli immobili strumentali precisando che ai fini dell'applicazione delle imposte di registro, ipotecaria e catastale, anche la base imponibile degli immobili abitativi da riscattare al termine del contratto di leasing è pari al c.d. "valore normale", costituito dal prezzo di riscatto del bene, aumentato dei canoni di leasing depurati della componente finanziaria.
Le riduzioni delle imposte ipocatastali e lo scomputo dell'imposta di registro, diversamente, ai sensi dell'articolo 35, D.L. n. 223/2006 sono agevolazioni riferite esclusivamente ai fabbricati strumentali.

Fonte: www.seac.it
Articolo pubblicato in data 27.6.2009

lunedì 29 giugno 2009

Rifiuto di sottoporsi ai test alcolimetrici: la confisca relativa è quella penale di cui all'art. 240 c.p.

SENTENZA N. 21499 UD. 13 MAGGIO 2009 - DEPOSITO DEL 22 MAGGIO 2009



CIRCOLAZIONE STRADALE – RIFIUTO DI SOTTOPORSI AI TEST ALCOLIMETRICI – CONFISCA DEL VEICOLO – NATURA DELLA MISURA

La Corte ha chiarito che la confisca del veicolo prevista dall’art. 186, comma settimo, cod. strada, per il caso di condanna per il reato di rifiuto a sottoporsi ai test alcolimetrici, è misura di carattere penale e non amministrativa, come rivela il rinvio operato dalla norma in questione alla analoga disposizione contenuta nel secondo comma lett. c) del medesimo articolo in relazione alla fattispecie di guida in stato di ebbrezza, la quale, a sua volta, richiama l’art. 240, comma secondo, cod. pen.

Testo Completo:
Sentenza n. 21499 del 13 maggio 2009 - depositata il 22 maggio 2009
(Sezione Quarta Penale, Presidente A. S. Rizzo, Relatore G. Maisano)

Rifiuto di sottoporsi ai test alcolimetrici: la confisca relativa è quella penale di cui all'art. 240 c.p.

SENTENZA N. 21499 UD. 13 MAGGIO 2009 - DEPOSITO DEL 22 MAGGIO 2009



CIRCOLAZIONE STRADALE – RIFIUTO DI SOTTOPORSI AI TEST ALCOLIMETRICI – CONFISCA DEL VEICOLO – NATURA DELLA MISURA

La Corte ha chiarito che la confisca del veicolo prevista dall’art. 186, comma settimo, cod. strada, per il caso di condanna per il reato di rifiuto a sottoporsi ai test alcolimetrici, è misura di carattere penale e non amministrativa, come rivela il rinvio operato dalla norma in questione alla analoga disposizione contenuta nel secondo comma lett. c) del medesimo articolo in relazione alla fattispecie di guida in stato di ebbrezza, la quale, a sua volta, richiama l’art. 240, comma secondo, cod. pen.

Testo Completo:
Sentenza n. 21499 del 13 maggio 2009 - depositata il 22 maggio 2009
(Sezione Quarta Penale, Presidente A. S. Rizzo, Relatore G. Maisano)

Omessa "visura": il Notaio è responsabile



SENTENZA N. 11569 DEL 19 MAGGIO 2009



RESPONSABILITA' DEL NOTAIO PER OMESSO ACCERTAMENTO DELLA QUALITA' DI FALLITO DI UNA DELLE PARTI DELL'ATTO

Con la sentenza n. 11569 del 2009 la Corte si è occupata della vicenda di un notaio che, chiamato a stipulare un contratto di mutuo ipotecario finalizzato all’acquisto di un immobile, aveva omesso di rilevare che il mutuatario era stato dichiarato fallito da ben sette anni. In conseguenza di ciò, la quota di sua spettanza dell’immobile concesso in garanzia al mutuante era stata venduta all’incanto nel corso della procedura fallimentare. Il mutuante di conseguenza ha convenuto in giudizio il notaio rogante, allegando che, ove questi l’avesse informato della qualità di fallito del mutuatario, avrebbe evitato di erogare il mutuo e di perdere il relativo credito. La Corte di cassazione ha ritenuto fondata tale domanda, sul presupposto che il principale effetto del fallimento è la limitazione della capacità del fallito di disporre dei propri beni: dunque una “incapacità” ex lege che il notaio, al quale la legge impone di verificare la capacità delle parti, è tenuto ad accertare, a meno che non dimostri che nemmeno con l’uso della diligenza professionale da lui esigibile avrebbe potuto sapere dell’esistenza della sentenza dichiarativa di fallimento.

Testo Completo:
Sentenza n. 11569 del 19 maggio 2009
(Sezione Terza Civile, Presidente S. Senese, Relatore G. Federico)

Omessa "visura": il Notaio è responsabile



SENTENZA N. 11569 DEL 19 MAGGIO 2009



RESPONSABILITA' DEL NOTAIO PER OMESSO ACCERTAMENTO DELLA QUALITA' DI FALLITO DI UNA DELLE PARTI DELL'ATTO

Con la sentenza n. 11569 del 2009 la Corte si è occupata della vicenda di un notaio che, chiamato a stipulare un contratto di mutuo ipotecario finalizzato all’acquisto di un immobile, aveva omesso di rilevare che il mutuatario era stato dichiarato fallito da ben sette anni. In conseguenza di ciò, la quota di sua spettanza dell’immobile concesso in garanzia al mutuante era stata venduta all’incanto nel corso della procedura fallimentare. Il mutuante di conseguenza ha convenuto in giudizio il notaio rogante, allegando che, ove questi l’avesse informato della qualità di fallito del mutuatario, avrebbe evitato di erogare il mutuo e di perdere il relativo credito. La Corte di cassazione ha ritenuto fondata tale domanda, sul presupposto che il principale effetto del fallimento è la limitazione della capacità del fallito di disporre dei propri beni: dunque una “incapacità” ex lege che il notaio, al quale la legge impone di verificare la capacità delle parti, è tenuto ad accertare, a meno che non dimostri che nemmeno con l’uso della diligenza professionale da lui esigibile avrebbe potuto sapere dell’esistenza della sentenza dichiarativa di fallimento.

Testo Completo:
Sentenza n. 11569 del 19 maggio 2009
(Sezione Terza Civile, Presidente S. Senese, Relatore G. Federico)

passaggio con semaforo giallo o rosso: indeterminatezza dell'addebito

Cassazione sez II civile n. 9888 del 27 aprile 2009


Contravvenzioni,circolazione stradale,semaforo,rosso,giallo,auto
"Occorre, infatti, considerare che il rilievo, del tutto fondato, dell'indeterminatezza dell'addebito appare assorbente rispetto al ogni altra questione. Infatti, nel caso in questione la contestazione era stata effettuata con riferimento all'avvenuto superamento dell'incrocio regolato da semaforo con la luce rossa o con quella gialla, essendo evidente che si tratta di due fattispecie del tutto diverse e potendo il passaggio con luce gialla, ai sensi dell'articolo 41 C.d.S., comma 10, risultare non sempre vietato.
...
Si e' di fronte quindi a due ipotesi di contestazione del tutto diverse, ancorche' accomunate dallo stesso trattamento sanzionatorio di cui all'articolo 146 C.d.S., comma 3."


FATTO E DIRITTO
Il Comune di Castellammare di Stabia impugna la sentenza del Giudice di Pace di Castellammare di Stabia n. 2922 del 2005, che accoglieva l'opposizione proposta dall'odierno intimato, PI.Fe. , avverso il verbale redatto dalla Polizia municipale di quel Comune n. (OMESSO), relativa alla contestata violazione dell'articolo 146 C.d.S. (prosecuzione della marcia nonostante la segnalazione semaforica emettesse luce rossa o gialla).
Il Giudice di Pace accoglieva il ricorso, rilevando che il verbale conteneva una contestazione contraddittoria, poiche' veniva contestato il transito con luce gialla o rossa.
L'odierno ricorrente articola quattro motivi di ricorso con i quali deduce la violazione e falsa applicazione della Legge n. 689 del 1981, articolo 1 e articoli 41 e 46 C.d.S., nonche' la violazione e falsa applicazione della Legge n. 689 del 1981, articolo 23, articoli 2699, 2700 e 2697 c.c., la omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione e infine la violazione e falsa applicazione degli articoli 45 e 201 C.d.S. e dell'articolo 192 reg. att. C.d.S..
Parte intimata non ha svolto attivita' difensiva in questa sede.
Attivatasi procedura ex articolo 375 c.p.c., il Procuratore Generale invia requisitoria scritta nella quale conclude con richiesta di rigetto del ricorso per manifesta infondatezza.
Il ricorso e' infondato va respinto.
Occorre, infatti, considerare che il rilievo, del tutto fondato, dell'indeterminatezza dell'addebito appare assorbente rispetto al ogni altra questione. Infatti, nel caso in questione la contestazione era stata effettuata con riferimento all'avvenuto superamento dell'incrocio regolato da semaforo con la luce rossa o con quella gialla, essendo evidente che si tratta di due fattispecie del tutto diverse e potendo il passaggio con luce gialla, ai sensi dell'articolo 41 C.d.S., comma 10, risultare non sempre vietato.
Occorre, altresi', osservare che il passaggio avvenuto ai sensi di quest'ultima disposizione costituisce eccezione alla regola imponente negli altri casi l'arresto anche con luce gialla, ma la contestazione risultava comunque generica in quanto formulante due ipotesi alternative, delle quali l'una escludeva l'altra.
Si e' di fronte quindi a due ipotesi di contestazione del tutto diverse, ancorche' accomunate dallo stesso trattamento sanzionatorio di cui all'articolo 146 C.d.S., comma 3.
Di conseguenza il primo motivo di ricorso e' da ritenersi manifestamente infondato, mentre i rimanenti risultano inammissibili per difetto di concreta rilevanza. Infatti, occorre rilevare che la "ratio decidendi" sopra esaminata e di per se' sola sufficiente a sorreggere la decisione di accoglimento dell'opposizione.
Il ricorso e' manifestamente infondato e va respinto. Nulla per le spese.

P.Q.M.

LA CORTE
rigetta il ricorso. Nulla per le spese.

passaggio con semaforo giallo o rosso: indeterminatezza dell'addebito

Cassazione sez II civile n. 9888 del 27 aprile 2009


Contravvenzioni,circolazione stradale,semaforo,rosso,giallo,auto
"Occorre, infatti, considerare che il rilievo, del tutto fondato, dell'indeterminatezza dell'addebito appare assorbente rispetto al ogni altra questione. Infatti, nel caso in questione la contestazione era stata effettuata con riferimento all'avvenuto superamento dell'incrocio regolato da semaforo con la luce rossa o con quella gialla, essendo evidente che si tratta di due fattispecie del tutto diverse e potendo il passaggio con luce gialla, ai sensi dell'articolo 41 C.d.S., comma 10, risultare non sempre vietato.
...
Si e' di fronte quindi a due ipotesi di contestazione del tutto diverse, ancorche' accomunate dallo stesso trattamento sanzionatorio di cui all'articolo 146 C.d.S., comma 3."


FATTO E DIRITTO
Il Comune di Castellammare di Stabia impugna la sentenza del Giudice di Pace di Castellammare di Stabia n. 2922 del 2005, che accoglieva l'opposizione proposta dall'odierno intimato, PI.Fe. , avverso il verbale redatto dalla Polizia municipale di quel Comune n. (OMESSO), relativa alla contestata violazione dell'articolo 146 C.d.S. (prosecuzione della marcia nonostante la segnalazione semaforica emettesse luce rossa o gialla).
Il Giudice di Pace accoglieva il ricorso, rilevando che il verbale conteneva una contestazione contraddittoria, poiche' veniva contestato il transito con luce gialla o rossa.
L'odierno ricorrente articola quattro motivi di ricorso con i quali deduce la violazione e falsa applicazione della Legge n. 689 del 1981, articolo 1 e articoli 41 e 46 C.d.S., nonche' la violazione e falsa applicazione della Legge n. 689 del 1981, articolo 23, articoli 2699, 2700 e 2697 c.c., la omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione e infine la violazione e falsa applicazione degli articoli 45 e 201 C.d.S. e dell'articolo 192 reg. att. C.d.S..
Parte intimata non ha svolto attivita' difensiva in questa sede.
Attivatasi procedura ex articolo 375 c.p.c., il Procuratore Generale invia requisitoria scritta nella quale conclude con richiesta di rigetto del ricorso per manifesta infondatezza.
Il ricorso e' infondato va respinto.
Occorre, infatti, considerare che il rilievo, del tutto fondato, dell'indeterminatezza dell'addebito appare assorbente rispetto al ogni altra questione. Infatti, nel caso in questione la contestazione era stata effettuata con riferimento all'avvenuto superamento dell'incrocio regolato da semaforo con la luce rossa o con quella gialla, essendo evidente che si tratta di due fattispecie del tutto diverse e potendo il passaggio con luce gialla, ai sensi dell'articolo 41 C.d.S., comma 10, risultare non sempre vietato.
Occorre, altresi', osservare che il passaggio avvenuto ai sensi di quest'ultima disposizione costituisce eccezione alla regola imponente negli altri casi l'arresto anche con luce gialla, ma la contestazione risultava comunque generica in quanto formulante due ipotesi alternative, delle quali l'una escludeva l'altra.
Si e' di fronte quindi a due ipotesi di contestazione del tutto diverse, ancorche' accomunate dallo stesso trattamento sanzionatorio di cui all'articolo 146 C.d.S., comma 3.
Di conseguenza il primo motivo di ricorso e' da ritenersi manifestamente infondato, mentre i rimanenti risultano inammissibili per difetto di concreta rilevanza. Infatti, occorre rilevare che la "ratio decidendi" sopra esaminata e di per se' sola sufficiente a sorreggere la decisione di accoglimento dell'opposizione.
Il ricorso e' manifestamente infondato e va respinto. Nulla per le spese.

P.Q.M.

LA CORTE
rigetta il ricorso. Nulla per le spese.

Soccombenza ed overruling


Spese di giudizio, compensazione, soccombenza, giurisprudenza successiva, tributario

"sussistono giusti motivi, in considerazione della circostanza che la giurisprudenza richiamata si è formata in epoca successiva alla proposizione del ricorso introduttivo, per disporre la compensazione delle spese dell’intero giudizio."

Ritenuto in fatto
che l’Agenzia delle entrate propone ricorso per cassazione avverso la sentenza della Commissione tributaria regionale dell’Emilia Romagna indicata in epigrafe, con la quale, rigettando l’appello dell’Ufficio, è stato riconosciuto a Gian Paolo T., consulente fiscale, il diritto al rimborso dell’IRAP versata per gli anni 1998/2001;
che il contribuente non si è costituito.

Considerato in diritto
che il ricorso - con i cui due motivi si censura la sentenza impugnata per violazione della normativa istitutiva dell’IRAP sotto il profilo del presupposto impositivo e per vizio di motivazione - è manifestamente fondato, in quanto la ratio decidendi della sentenza impugnata (che ha negato la sussistenza di struttura organizzativa pur avendo accertato che il contribuente esercitava la professione “con l’ausilio di un solo collaboratore”) non è conforme al consolidato principio della giurisprudenza di questa Corte, in base al quale, a norma del combinato disposto degli artt. 2, comma 1, primo periodo, e 3, comma 1, lett. c), del d.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, l’esercizio delle attività di lavoro autonomo di cui all’art. 49, comma 1, del d.P.R. n. 917 del 1986 è escluso dall’applicazione dell’IRAP solo qualora si tratti di attività non autonomamente organizzata; il requisito della “autonoma organizzazione”, il cui accertamento spetta al giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità se congruamente motivato, ricorre quando il contribuente: a) sia, sotto qualsiasi forma, il responsabile dell’organizzazione e non sia, quindi, inserito in strutture organizzative riferibili ad altrui responsabilità ed interesse; b) impieghi beni strumentali eccedenti, secondo l’id quod plerumque accidit, il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività in assenza di organizzazione, oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui (ex plurimis, cfr. Cass. nn. 3673, 3676, 3678, 3680 e 5011 del 2007);
che, in conclusione, il ricorso va accolto, la sentenza impugnata deve essere cassata e, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la causa va decisa nel merito, con il rigetto del ricorso introduttivo del contribuente;
che sussistono giusti motivi, in considerazione della circostanza che la giurisprudenza richiamata si è formata in epoca successiva alla proposizione del ricorso introduttivo, per disporre la compensazione delle spese dell’intero giudizio.

P.Q.M.

La Corte accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, rigetta il ricorso introduttivo del contribuente.
Compensa le spese dell’intero giudizio.

Soccombenza ed overruling


Spese di giudizio, compensazione, soccombenza, giurisprudenza successiva, tributario

"sussistono giusti motivi, in considerazione della circostanza che la giurisprudenza richiamata si è formata in epoca successiva alla proposizione del ricorso introduttivo, per disporre la compensazione delle spese dell’intero giudizio."

Ritenuto in fatto
che l’Agenzia delle entrate propone ricorso per cassazione avverso la sentenza della Commissione tributaria regionale dell’Emilia Romagna indicata in epigrafe, con la quale, rigettando l’appello dell’Ufficio, è stato riconosciuto a Gian Paolo T., consulente fiscale, il diritto al rimborso dell’IRAP versata per gli anni 1998/2001;
che il contribuente non si è costituito.

Considerato in diritto
che il ricorso - con i cui due motivi si censura la sentenza impugnata per violazione della normativa istitutiva dell’IRAP sotto il profilo del presupposto impositivo e per vizio di motivazione - è manifestamente fondato, in quanto la ratio decidendi della sentenza impugnata (che ha negato la sussistenza di struttura organizzativa pur avendo accertato che il contribuente esercitava la professione “con l’ausilio di un solo collaboratore”) non è conforme al consolidato principio della giurisprudenza di questa Corte, in base al quale, a norma del combinato disposto degli artt. 2, comma 1, primo periodo, e 3, comma 1, lett. c), del d.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, l’esercizio delle attività di lavoro autonomo di cui all’art. 49, comma 1, del d.P.R. n. 917 del 1986 è escluso dall’applicazione dell’IRAP solo qualora si tratti di attività non autonomamente organizzata; il requisito della “autonoma organizzazione”, il cui accertamento spetta al giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità se congruamente motivato, ricorre quando il contribuente: a) sia, sotto qualsiasi forma, il responsabile dell’organizzazione e non sia, quindi, inserito in strutture organizzative riferibili ad altrui responsabilità ed interesse; b) impieghi beni strumentali eccedenti, secondo l’id quod plerumque accidit, il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività in assenza di organizzazione, oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui (ex plurimis, cfr. Cass. nn. 3673, 3676, 3678, 3680 e 5011 del 2007);
che, in conclusione, il ricorso va accolto, la sentenza impugnata deve essere cassata e, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la causa va decisa nel merito, con il rigetto del ricorso introduttivo del contribuente;
che sussistono giusti motivi, in considerazione della circostanza che la giurisprudenza richiamata si è formata in epoca successiva alla proposizione del ricorso introduttivo, per disporre la compensazione delle spese dell’intero giudizio.

P.Q.M.

La Corte accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, rigetta il ricorso introduttivo del contribuente.
Compensa le spese dell’intero giudizio.

Decreto flussi: le istruzioni per le domande di nulla osta per il lavoro in somministrazione

Le agenzie per il lavoro possono fare domanda di nulla osta per l’ingresso di lavoratori non comunitari per motivi di lavoro in somministraz...